giovedì 24 gennaio 2013

Piccoli autori crescono

Bene, oggi sono qui per recensire un lavoro di tutto rispetto di una talentuosa autrice, nonché cara amica. Sto parlando di Flavia Biondi e del suo fumetto d'esordio "Barba di perle". 


Da cosa partire? Dalla storia ovviamente! Questo fumetto parla di un ragazzo comune che vive un una città comune tutta italiana. Il problema? Semplice, questo ragazzo non ci sta. Santo, il protagonista, vive e lavora a Firenze, lontano dagli sguardi indiscreti della gente e coperto dal suo basso profilo per sfuggire ai pregiudizi di una società tardivamente bigotta. Una storia che può riguardare chiunque, insomma, ed il fatto che lui sia gay corrisponde ad un tassello che non toglie o amplifica il senso di questa vicenda, semplicemente la contestualizza. Il fumetto parla di un percorso iniziatico, un "romanzo di formazione" oserei dire, se ci atteniamo alla classica definizione che ne dava Pratt di questo medium, ovvero "letteratura disegnata", che ci porta delicatamente verso la riscoperta di Santo, della sua persona, ma anche della nostra. Coraggio è la parola chiave! Sì, perché per capire se stessi bisogna attuare un gesto di coraggio e scavalcare tutti quei giudizi (e pregiudizi) che possono schiacciare il nostro potenziale, ridurci a semplici burattini che eseguono azioni quotidiane dettate da un sistema del "così si fa! così ci si comporta", spesso mascherato da moralità, che sottintende un'altra parola ancora più disarmante: la stupidità. E se il primo passo è la scoperta del proprio io, il secondo è quello di mostrarsi al pubblico, sfidarlo apertamente ed uscirne trionfante. "Barba di perle" ci insegna che a questo mondo c'è un posto per ognuno di noi, basta capirlo. 
Ho già detto che la parola chiave è coraggio. Lo ribadisco: ci vuole coraggio ad esordire nel mercato dell'editoria fumettistica italiana con un'opera del genere. E Flavia Biondi ne ha da vendere. E bisogna essere ancora più incoscienti (e lungimiranti) per scoprire un talento del genere e darle una possibilità, così come ha fatto l'editore Renbooks. Per cui complimenti ad entrambi.


Perché leggere "Barba di perle" allora? Semplice, perché leggendolo si riesce a capire quanto Flavia sia molto attaccata al suo tema, è il suo mondo. Si riesce a captare quanto lei stessa si diverta mentre lo scrive, trasmettendo, così, i suoi sentimenti ai lettori. È il fumetto stesso che chiede di essere letto. 
Inoltre per la nostra generazione, che è cresciuta a pane e manga, è una goduria per gli occhi! Ebbene sì, questo fumetto è la risposta a quella tendenza che ha preso piede, sempre con più forza in questi ultimi anni, ovvero l' "euro-manga". Flavia, infatti, ha saputo coscientemente fondere la sua passione per gli shojo manga con un tratto più gustosamente "autoriale", che si rifà ad artisti di scuola europea, primi fra tutti Frederik Peeters (Pillole blu) e Craig Thompson (Blankets). Del manga conserva i tempi registici dilatati, l'insistenza dei primi piani dei personaggi per focalizzare al meglio le loro espressioni - e di conseguenza i loro sentimenti - alcuni registri linguistici che individuano stati d'animo facilmente intuibili (impossibile non riconoscere le canoniche goccioline di sudore per indicare l'imbarazzo, o la vena che si gonfia sulla tempia per indicare rabbia), e per concludere il famoso retino per creare profondità. Il resto lo fa la sua ricerca personale sul segno, sulla sinuosità delle setole del pennello, sull'imprevedibilità della china nera che a volte può produrre forme magnifiche sul foglio. Restano ancora alcune ingenuità sulla pulizia del tratto, alcune anatomie sfuggite, qualche segno messo di troppo (tutte perdonabili per carità, è sempre la sua opera d'esordio dopotutto!), ma la forza della sua istintività nello stendere la china (bellissime le vedute di Firenze risolte con un tratto quasi espressionista) riconcilia tutto. 
Nel mondo del fumetto si parla spesso del fantomatico "salto di qualità" che ogni autore dovrebbe compiere ad un certo punto della sua carriera. Ebbene, posso dire con certezza (fregiandomi dell'onore di aver condiviso assieme a Flavia questo viaggio di crescita artistica fino ad oggi) che questo salto, lei, lo ha già fatto. Ha raggiunto uno stile del tutto personale e riconoscibile che riesce a trasportare il lettore tra i suoi intrecci, da cui sembra difficile liberarsi. 


I fumetti si realizzano per emozionare i lettori e far esclamare a fine lettura quanto sia stata divertente la storia appena letta. Questo è il vero intrattenimento! Anche gli altri fattori sono importanti, ma disegnando i fumetti con lo spirito di chi vuole intrattenere il pubblico, gli altri elementi si acquisiscono in modo naturale. Flavia Biondi è riuscita perfettamente in questo intento. 

Frankie

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