lunedì 5 novembre 2012

Riflessioni post Lucca! (prima parte)

Ed eccomi qui, per una volta sfrutterò lo spazio del mio blog non per postare delle mie tavole ma per cercare di mettere per iscritto tutto il flusso di pensieri, dubbi, riflessioni che in questo momento popolano la mia mente. Dopo un bel bagno caldo e una zuppa preparatami dalla mia donna per ripulire il pancino da tutto quel cibo insano mangiato in questi giorni, urge il bisogno di fare il punto della situazione dopo gli estenuanti ma soddisfacenti quattro giorni di Lucca comics passati dietro lo stand alla Self Area. Quest'anno assieme al mio gruppo abbiamo esordito sotto l'etichetta di Manticora autoproduzioni, e devo dire che i riscontri sono stati più che soddisfacenti. E' stata la nostra prima esperienza come autoproduzione e da questo Lucca credo abbiamo imparato tutti moltissime cose. Molti complimenti (che fanno sempre piacere e ti ricaricano di nuova energia), magari qualche critica costruttiva, ma anche molte batoste.
Sì, perchè Lucca significa anche ricevere delle batoste e molto forti, da incassare umilmente e farne tesoro per il futuro. Questo discorso, però, lo faccio più in maniera personale. Mi stacco un momento da ciò che è stata l'esperienza in Self Area e cerco di sintetizzare le impressioni che comporta l'aver deciso di tagliare la testa al toro e andare in giro per i vari editori a mostrare il mio portfolio.
Dunque, credo di far parte di quella stragrande maggioranza di giovani fumettari esordienti che cercano disperatamente di riuscire a trovare un impiego retributivo e riconosciuto culturalmente in questo campo. Bel problema. Di per sè l'esser parte di questa fetta di autori persi nel limbo del "sono squattrinato e non sono ancora riuscito ad ottenere un riconoscimento artistico" ne consegue una vita fatta di continue paranoie, insicurezze perpetue e abbassamenti di fiducia verso se stessi e il prossimo. Sia ben chiaro, tutto ciò non ha niente a che vedere con discorsi sulla qualità del fumetto e la passione che ci lega un po' tutti, ma molto spesso questi problemi tendono ad offuscare la vera realtà. Il punto è semplice: l'imprenditore (in questo caso gli editori) e l'artista (ma preferirei la parola "artigiano" per definire i fumettisti) sono due figure che non vanno mai a braccetto, semmai si incrociano percorrendo due vie diametralmente opposte. L'editore punta al riscontro economico, l'artista al riconoscimento culturale. Tuttavia non c'è altra strada e un fumettista come me, con molta voglia di fare ma poca grana in tasca, deve vincere la timidezza e cercare di proporsi, darsi una mossa insomma.
"Bisogna imparare a camminare con le proprie gambe", come direbbe mia mamma, per cui gambe in spalla e con un po' di faccia tosta si prova a far vedere il proprio portfolio in giro. Ora di seguito, senza far nomi, vi metterò in ordine sparso le frasi più "belle" o significative che ho ricevuto dagli editori che hanno avuto la pazienza (non proprio tutti a dire il vero, alcuni mi hanno detto di mandare tutto per mail perchè non avevano tempo) di visionare le mie tavole:

"Belle tavole, ma non saprei come collocarti nelle nostre pubblicazioni."
"Sei molto bravo, ma sai, i nostri lettori sono, come dire, alquanto stagionati, preferiscono cose tranquille dove il buono vince sul cattivo e non si scandalizzano troppo. Queste tavole sono troppo spinte!"
"Queste tavole non vanno bene per quello che pubblichiamo. Guardati un autore del nostro catalogo e cerca di fare uguale!"
"Sai, la crisi ha colpito tutti. Il tuo lavoro è interessante, ma per adesso non prendiamo più persone, cerchiamo di vendere solo quello che abbiamo."
"Ma queste tavole sparse non dicono niente, presentati con un progetto completo la prossima volta!"
"Interessante, ma non pubblichiamo questa roba. Dobbiamo spingere il prodotto italiano, per cui portaci un progetto su fatti di cronaca o biografie di personaggi italiani."
"Siamo una piccola etichetta, c'è crisi, cerchiamo di promuovere nuovi talenti, ma se vuoi lavorare per noi devi farlo gratis. Noi al massimo ci andiamo in pari, mica ci guadagniamo!"
E per finire in bellezza:
" Ma come si fa? Che mi portate a fare cose che non c'entrano niente con noi? Ma li guardate i nostri autori? Vai via, non c'è niente per te!"

Bene, per carità, ogni editore avrà pure le sue ragioni e capisco di essere stato spesso in torto a proporre un portfolio che sapevo benissimo in primis non riguardasse molto il loro catalogo di pubblicazioni. Però una cosa da obiettare ce l'avrei. Nel maggiore dei casi un aspirante fumettista non vive ogni giorno grattandosi la pancia e sfornando tavole per gioco, di solito fa qualche lavoretto per mantenersi o al massimo sta ancora finendo gli studi (io ad esempio lavoro come assistente per un fumettista). Tra i vari impegni impiega il suo tempo sudando tavole che andranno a riempire il suo portfolio e impiega tutte le energie in questo per il Lucca comics che è alle porte, l'unica occasione vera e propria di avere un diretto rapporto con tutti gli editori italiani di fumetto. A questo punto qualcuno potrebbe spiegarmi come ci si fa a sdoppiarsi per riuscire in tempo a preparare dieci progetti diversi per riuscirne a piazzarne almeno uno? Se qualcuno ha la risposta pronta me lo faccia sapere, perchè io non ci sono ancora riuscito. Bisogna rischiare. Rischiamo tutti dopottutto, sia editori che fumettisti.
Secondo il mio modesto (e forse un po' troppo ottimistico) parere un disegnatore dovrebbe provare a mettere nel suo book tutto quello che riesce a combinare, senza porsi limiti o farsi calcoli matematici e statistici a priori, e se un editore serio vede in quei lavori del potenziale da sfruttare dovrebbe a sua volta indicare il ragazzo con due dritte mirate per far sì che la prossima volta si ripresenti con un materiale più adatto possibile alle sue richieste. Nella maggior parte dei casi questo non accade, l'editore ha poco tempo, poca voglia di sbattersi... aspetta il progetto già bello e pronto, fatto su misura per lui, dove apporre senza sforzo alcuno la propria etichetta e cercare di sbarcare il lunario mettendolo sul mercato.

(continua)



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